
“Un trionfo” (Associated Press)
“Un body horror probabilmente destinato a diventare un classico negli anni a venire” (Carlo Valeri)
Queste sono solo alcune delle recensioni scritte dalla critica sul nuovo film di Demi Moore, the Substance, oltre ad aver ricevuto un gradimento del 91%, con un voto medio di 8.2/10 da ben 309 critici cinematografici sul sito Rotten Tomatoes.
Un film che ha suscitato immense aspettative dal riscontro della critica, ottenendo addirittura un’ovazione di ben 13 minuti al termine della sua anteprima al Festival di Cannes.
Mi sono così detta “E’ un film che sicuramente merita di essere visto“, se pur io non sia mai stata amante del genere horror.
In un mondo che si muove rapidamente verso canoni di bellezza irraggiungibili, sempre più irreali e diffusi in rete grazie all’intelligenza artificiale e al foto ritocco alla portata di chiunque, la profondità di quella trama mi aveva colpito particolarmente. Desideravo assorbirne appieno il suo significato, nella speranza di trasmettere un messaggio di valore al pubblico.
The Substance è un film che segna il ritorno di Demi Moore nelle vesti di protagonista in un thriller psicologico classificato come horror, ma che io definirei solo macabro, che esplora i confini della scienza e dell’etica. La trama ruota attorno a Elisabeth, alle prese con le dure leggi del show business, dove raggiunta la soglia dei 50 anni, si è tagliati fuori per dare spazio alle nuove leve giovani e seducenti. Elisabeth decide così di assumere una sostanza che promette di “generare un’altra versione di se stessa, più giovane, più bella, più perfetta”. Tuttavia questa perfezione non è permanente. Il compromesso che dovrà accettare come un vero patto fatto con il diavolo: alternare una settimana nella sua forma reale e una in quella che ritiene la migliore. Apparentemente quindi un equilibrio perfetto, l’unica cosa che non deve dimenticare è che lei è la stessa persona in entrambe le versioni. Presto però affronterà le conseguenze fisiche e psicologiche di queste trasformazioni, a tal punto che le due versioni di sé cercheranno di uccidersi a vicenda. Ma questa lotta per la fama e la perfezione, non porterà né vinti né vincitori.
Il messaggio di denuncia del produttore è quindi chiaro: nonostante viviamo in un’epoca moderna, la società è ancora intrappolata in un patriarcato maschilista che opprime le donne sotto il peso del tempo che avanza inesorabilmente. Le donne diventano così vittime di un costrutto sociale che impone loro una continua perfezione fisica per evitare di essere rimpiazzate. Ci si sente quindi in un senso di inadeguatezza per aver perso quella perfezione di un tempo.
Ma è veramente passato questo messaggio?
Personalmente ho trovato questo film lento e ripetitivo delle stesse scene, con un eccesso di nudità non necessaria e molto dettagliata che risultava denigrante, sia per le donne coinvolte nelle riprese che per il pubblico femminile in sala. Ci si aspettava come categoria “horror” molta più suspance e terrore, soprattutto considerato la profondità del messaggio che prometteva di essere molto forte e incisivo! Invece ci si è trovati in sala con un pubblico annoiato, a tratti che rideva per l’assurdità delle scene che oscillavano tra il comico e il surreale, pur avendo la consapevolezza che era un film in definitiva di fantascienza. Trovo che l’esasperazione finale di crudeltà e insensata fantascienza, abbia sminuito completamente il valore del messaggio del film.
In sintesi, The Substance avrebbe potuto essere un film che invitava alla riflessione sulle implicazioni morali e psicologiche di questo estremismo estetico, che ci porta sempre di più all’esasperazione invece che all’accettazione di sé. Tuttavia la sua narrativa cinematografica ha completamente oscurato dalla mente degli spettatori, il messaggio reale, distogliendo ancora una volta l’attenzione dalla profondità delle emozioni.
scritto da Eleonora Limonta
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